In questo libro sono delineatele vicende dell’istituto Pavoni, ora Fondazione Pio Pavoni che a Brescia si occupa dell’assistenza ai sordomuti dal 1845. Le sue vicende sono state già affrontate in una serie di pubblicazioni. Questo nuovo testo rappresenta però una storia per così dire sentimentale delle vicende dell’istituto nel senso che tenta di lumeggiare i personaggi che ne hanno fatto parte, rievocandoli nella loro umanità concreta, in uno scritto accessibile, compatto e allo stesso tempo scientifico.
La storia del Pavoni, istituto fondato dal beato Lodovico Pavoni, rende possibile un viaggio in quella storia bresciana fatta di enti assistenziali che hanno costituito e costituiscono uno dei punti fermi della nostra storia. Ripercorrere questo viaggio a ritroso ha permesso di misurare quanto si sia fatto, a partire dalla fine del Settecento a Brescia, nell’affrontare situazioni di disagio di vario tipo in generale e legate al sordomutismo, con i precursori Lana e Sanvitale, due padri gesuiti ed appassionati di scienza e medicina. Nel testo Persone di parolaè ridata la giusta importanza ad un precursore di Pavoni ossia quel Giacinto Mompiani che a Brescia introdusse il metodo orale per i sordomuti ma caduto in disgrazia nella storiografia successiva per il suo coinvolgimento nei moti carbonari del 1821.
Ci si è soffermati, per la prima volta, anche sulla vita quotidiana degli allievi tra Otto e Novecento spaziando da cosa mangiavano a cosa studiavano gli studenti o le vicende della loro squadra di calcio negli anni Quaranta del Novecento. In tal senso estremamente preziosa la testimonianza di Antonio Stagnoli tra i massimi artisti bresciani ed ex allievo dell’istituto che, per l’occasione, ha rilasciato un’intervista inedita inserita in appendice al volume. Di Stagnoli, tra l’altro, anche il quadro rappresentato in copertina. Ne è emersa una galleria di persone che hanno combattuto palmo a palmo per conquistare per sé e per gli altri una pienezza di vita altrimenti negata, pienezza di vita che nel caso del Pavoni era ed è quell’imponderabile bene che è la parola. Quelle persone di parola che danno il titolo al volumetto sono infatti tutti quelli che, dagli allievi dell’istituto di un tempo e ai loro benefattori, tra cui spiccano i Soncini, a quanti si riconoscono nella Fondazione Pavoni oggi, hanno mirato con volontà tenace alla parola o con la propria parola hanno reso possibile tutto questo.