In difesa del “corsivo” ovvero elogio dei giovani d’oggi/2
I nostri ragazzi e ragazze vivono un’età complessa, come noi anni fa o forse ce lo siamo scordato, in un periodo complesso dove tra tecnologia e la storia che sembra essersi rimessa in movimento, tutto è in vorticosa accelerazione. A questo, poi, aggiungiamoci la presenza di noi adulti quando non serve e la nostra assenza dove forse sarebbe servito esserci. Li teniamo sotto una campana di vetro fino ai venti venticinque anni, difendendoli, a volte, oltre ogni ragionevole dubbio.
In tanti casi, li abbiamo appaltati ad altri: insegnanti, allenatrici, internet, vivendo poi di sensi di colpa per cui non abbiamo, molte volte, dato loro delle regole, condiviso anche del dissenso. Abbiamo levato loro il gusto dell’attesa, del desiderio, del rispetto ma anche dell’infrazione di una regola. Però poi un bel giorno ci alziamo e critichiamo, solitamente i figli degli altri: come si vestono, che si ubriacano o altro, insomma come non abbiamo valori. E chi doveva darglieli i valori? Noi. A costo di prenderci qualche vai a quel paese dove ce ne stanno tanti. Noi, invece, abbiamo confezionato per loro un mondo e modelli a cui ispirarsi: eroi ed eroine del tutto, subito, tagliati in modo improbabile.
Abbiamo voluto, ad esempio, semplificare la scuola col risultato che legioni di analfabeti funzionali sono in circolazione, con una capacità prossima allo zero di capire veramente dentro e fuori di loro. Si sprofonda nel nulla un passo per volta: io genitore andato a protestare per un sette che volevo fosse otto, noi girati dall’altra parte quando al parco stavano imbrattando un gioco per bambini, tutti quegli adulti che hanno venduto alcolici, facendo finta di non capire che il diciottenne, a spanne, fuori dal negozio era atteso da ragazzi più giovani.
Va detto che, però, ci sono ancora tanti adulti validi, ragazzi e ragazze che fanno ogni giorno il loro dovuto. E i nostri giovani fanno quello che possono con i mezzi che abbiamo messo loro a disposizione, noi non altri. In molti casi li abbiamo lasciati soli e sono dovuti diventare i genitori di loro stessi: avete notato come si chiamino con affetto “vecchio” e “vecchia” tra amici? Fateci caso.
Ecco dunque che per questo e altre ragioni dico allora ai ragazzi andate avanti, cercate la vostra strada, ma studiando e capendo le cose per diventare persone libere non domani ma già da oggi. Lo dovete alla vostra vita, in questo mondo che io personalmente, non so voi, comunque, “amio”.