Pensieri ad alt(r)a velocità ovvero elogio della bicicletta/1
La poesia nelle cose che amiamo, molte volte, arriva dopo, con la calma che, spesso, hanno i sentimenti destinati a durare nelle nostre vite.
Ho cominciato ad usare la bicicletta in maniera quotidiana ai tempi del liceo: percorrevo con una vecchia Williers la decina di chilometri tra Bovezzo, un paesino della prima periferia di Brescia, e il liceo Arnaldo, in pieno centro.
Non era l’ecologia a muovermi e neppure la voglia di tenermi in forma ma semplicemente, ai tempi, la pigrizia e quel senso di stanchezza che mi prendeva alla sola idea di prendere la “A Bovezzo”, il pulmino formato pullman della speranza diretto verso il centro città.
Ho poi continuato ai tempi dell’università, dato che la Cattolica di Brescia era una via più in là rispetto al mio liceo.
Lì cominciò a maturare quel grande amore che ho per quella macchina del tempo a pedali e catalizzatore di pensieri che risponde al nome di bicicletta.
Una volta lanciato al galoppo il vecchio e pesante velocipede, senza marce, ripassavo la lezione, l’esame e spesso mi perdevo in pensieri vari, come adesso, quando vado a scuola con la mia fida city bike, ripassando quanto spiegherò ai miei allievi.
Ci sono ragioni pratiche che spingono ad usare la bicicletta, non è solo romanticismo 2.0: questo mezzo permette di spostarsi più velocemente che a piedi e fino alla distanza dei dieci chilometri dal luogo di lavoro è concorrenziale rispetto a qualsiasi altro mezzo, se si esclude il teletrasporto che, purtroppo, deve essere ancora inventato. L’utilizzo delle biciclette “cargo-bike” può inoltre risolvere, in parte, il problema della distribuzione nei centri storici.
C’è poi l’ovvio risvolto ecologico, di abbattimento delle polveri inquinanti. La bicicletta come stile di vita può sembrare una bizzarria ma è questione di volontà: la tanto e giustamente celebrata Olanda patria ideale di ogni ciclista è frutto di un piano operativo del governo dei Paesi Bassi, a partire dagli anni Settanta. Leggetevi al riguardo L’elogio della bicicletta di Ivan Illich, manifesto del ciclismo come stile di vita, testo uscito negli anni Settanta ma sempre valido.